Autorità, cari cittadini, cari ragazzi,
benvenuti nella Sala Maggiore del Comune di Pistoia, il comune italiano che con il proprio statuto dei consoli risalente al 1117 vanta la più antica normativa comunale d’Italia.
Un richiamo non casuale oggi, in questa giornata dedicata alla legalità, nel segno e nella memoria di Antonino Caponnetto.
Un grande giudice, una grande persona, a cui aderendo a una bella sollecitazione fattaci nel 2008 dalla scuola media Roncalli e in concomitanza con i 9 anni della sua scomparsa intitoleremo un giardino con una cerimonia alle 12 dopo la conclusione di questo dibattito.
Saluto con deferenza e personale simpatiala signora Elisabetta BaldiCaponnetto, Salvatore Calleri e Domenico Bilotta, rappresentanti della Fondazione Caponnetto che interverranno stamani dopo i nostri saluti, Mauro Matteucci della Fondazione “Un Raggio di Luce”, Cecilia Turco della Fondazione pistoiese per la Formazione Forense, Maurizio Pascucci in rappresentanza dell’ARCI regionale.
In questo mio breve saluto introduttivo voglio limitarmi a introdurre un solo concetto: la legalità e la giustizia costituiscono il presupposto della convivenza civile. Un principio fondamentale ma non immutabile nella sua declinazione. Ed ancor più nella sua percezione collettiva.
Una comunità è tale se è capace di condividere.
La legge, nel senso estensivo del termine, è il codice delle regole in materia.
L’approdo alla democrazia ha sancito la scelta che il sistema delle regole discenda dalla volontà popolare che di norma non si esercita in forma diretta (referendum solo abrogativi – ma possibilità di leggi di iniziativa popolare). Il senso, il sentimento di giustizia però dipende anche dai comportamenti ordinari, dalle piccole o grandi lesioni che si praticano alle regole della convivenza civile, dalle più banali alle più rilevanti.
Stiamo vivendo una stagione rischiosa sotto questo profilo.
Nei nostri confini da tempo, dalla conclusione della 2° guerra mondiale non si hanno conflitti bellici. Eppure credo sia difficile descrivere il nostro paese come terra di pace. C’e’ infatti una marcata conflittualità sociale, una sorta di tutti contro tutti che indebolisce gravemente i luoghi di sintesi, che trova un humus fertile nel disagio, nelle povertà, nelle ingiustizie appunto a partire da quelle sociali.
C’è una parola che trova grande spazio in questi giorni, ed è la parola equità, una bella parola, un concetto importante che sta alla base della nostra carta costituzionale laddove ci si prefigge le pari opportunità, ma insieme a questa parola c’è la grave contraddizione che ognuno declina a modo suo.
Talvolta leggo commenti che giudicano inutili iniziative come questa, se non addirittura moralistiche e controproducenti. Io sinceramente non lo credo, perché da sindaco sento forte la necessità e l’urgenza della concretezza, ma avverto ancor più forte l’esigenza che il fare si collochi nel solco di una prospettiva, che sia alimentato da una cultura, che è importante ritrovi la sua dimensione collettiva, di comunità appunto. E parlare dell’importanza fondamentale della legalità, ricordare che essa non dipende solo dalla bontà delle leggi e delle regole, ma dall’atteggiamento di ognuno di noi, dal rispetto che dobbiamo avere dell’altro e della cosa pubblica.
Perché in effetti la legalità, il senso e la pratica della giustizia, non ha solo a che vedere con i fatti più gravi, le uccisioni, le rapine, i furti, le violenze, ma dipende anche dalle piccole cose, che contribuiscono a creare un clima di fiducia e di sicurezza.
Abbiamo molto da imparare. Pistoia è una realtà dove esiste un buon livello di sicurezza, legato al livello di convivenza civile e di qualità della vita, ma possiamo e dobbiamo fare meglio.
Credo sia un messaggio assolutamente utile e direi persino prezioso.
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