Autorità, rappresentanti delle istituzioni civili e religiose, delle diverse realtà aggregative e delle comunità straniere, cari cittadini, benvenuti nella cattedrale laica di Pistoia.
Il vecchio, maestoso capannone 31 della San Giorgio, teatro dello sforzo operaio pistoiese, orami recuperato, anche grazie al contributo della Regione Toscana e della Fondazione della Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, all’utilità cittadina.
La scelta di svolgere in questa sede il saluto di fine d’anno, spostandolo perla prima voltadalla Sala Maggiore, non vuole anticiparne l’inaugurazione che faremo comunque a breve, ma ha innanzitutto un significato simbolico, di ponte tra passato e futuro che spero possiate apprezzare, ringraziandovi intanto per aver accolto così numerosi l’invito a questo che è il mio ultimo saluto da Sindaco.
E che mi dà, l’occasione di poter, sia pur brevemente, proporre alla vostra attenzione alcuni spunti di una riflessione generale che prende spunto dal tempo, il suo significato, il suo esserela risorsa piùpreziosa di cui disponiamo.
Il tempo, lo spazio del tempo, declinato non al singolare ma intorno all’esperienza di vita collettiva, DI una comunità, nelle sue diverse direttrici d’impegno.
Un tema quindi che ci tocca da vicino e sollecita in particolare chi sceglie di impegnarsi attivamente nella società.
Un tempo che vorremmo sufficientemente lungo da consentirci di soddisfare le nostre umane ambizioni.
Un tempo che dovremmo essere capaci di dilatare retrospettivamente, per agganciarci alla memoria che sfugge E nella sua proiezione futura, in uno sforzo di lungimiranza.
Certo, non per sottrarci al quotidiano, con il suo carico di preoccupazioni e di urgenze, ma per proiettarlo in una cornice diversa che renda i nostri sforzi più efficaci e soprattutto più riflettuti e consapevoli , quale antidoto al carpe diem sempre più in voga.
Ci troviamo infatti schiacciati nella dimensione del contingente che finisce spesso per assorbire tutte le nostre risorse.
E’ come se all’ampliamento degli orizzonti provocato dalla globalizzazione avesse corrisposto, per una strana formula geometrica, una compressione delle prospettive: una sorta di rombo che si allarga in orizzontale e vede schiacciarsi i suoi poli.
Un fatto che ci dice dell’esigenza di recuperare una dimensione profonda, il senso, per così dire, longitudinale delle cose.
In modo da rafforzare le ancore della memoria, non come pretesto di nostalgia o, peggio, di conservazione, ma come strumento di conoscenza.
Ed al fine di adoperare questa recuperata consapevolezza in proiezione futura, per costruire il domani e per alimentare quella fiducia e quella speranza che ne costituiscono i presupposti positivi, oggi purtroppo carenti in una fase come questa, dove per tanti, per troppi,la preoccupazione assumele sembianze dello spavento.
Personalmente credo che ciò sia possibile.
Sono infatti convinto che ci troviamo alla fine di un ciclo, forse all’ultima spirale di una discesa vorticosa, che non ha solo creato disastri economici e divaricato le fasce sociali, ma ha messo a nudo una distanza così grave tra forma e sostanza, tra diritti e doveri, da aver molto indebolitola democraziarappresentativa.
Ma, ripeto, sono convinto che stiamo per iniziarela risalita.
Certo, non sarà facile, non sarà indolore, ma saremo capaci di ritrovare il senso di appartenenza smarrito, di recuperare una reale solidarietà collettiva.
Saremo capaci di Rimuovere le incrostazioni che affaticano il sistema Paese.
Ritroveremo la strada per un nuovo sviluppo, che sia capace di coniugare diritti e ragione d’impresa.
Sapremo ricostruire una politica nuovamente attenta ai bisogni, impegnata a risolverli , non più ripiegata in sé stessa, ma proiettata in avanti, davvero interessata alle necessità generali.
Un auspicio che, tuttavia, ha come presupposto non l’attesa ma l’impegno, la disponibilità a rimboccarsi le maniche e, sul piano istituzionale,la valorizzazionedelleautonomie locali al posto del federalismo alla rovescia sperimentato in questi anni.
Questo edificio vuole, come detto, essere oggi il simbolo e occasione per questo tentativo.
Ho accennato alla sua storia di pezzo di fabbrica, luogo dell’emancipazione industriale pistoiese, luogo di fatica, di sofferenza e di orgoglio.
Una storia che ci inorgoglisce ed ancora appassiona e ci sprona al massimo sforzo, alla più alta determinazione affinché AnsaldoBreda possa finalmente recuperare lo slancio perduto, torni ad essere punto di forza dell’economia industriale del nostro paese.
Ne avete potuto vedere alcuni scorsi nelle belle immagini di Lorenzo Gori.
Ma voglio anche dirvi delle potenzialità future di questo grande volume, privo di etichette ed aperto perciò all’intraprendenza, allo spirito e alla capacità d’iniziativa di ogni attore sociale.
Un’opportunità impegnativa, una sfida che vuole sollecitare il protagonismo, la nostra capacità di azione in antitesi al fatalismo rammaricato in cui troppo spesso indulgiamo: c’èla crisi, le cose non vanno e giù l’elenco infinito delle magagne.
In questi ormai 10 anni di Sindaco, ne ho avuto ben donde.
La listalunga, sterminata delle cose da fare; il rapido oblio di quelle realizzate ancorché lungamente agognate.
Ma, ancor più, il paraocchi di chi circoscrive l’analisi al bisogno diretto, personale o di gruppo, l’indisponibilità ad andare oltre, a confrontarsi coi bisogni dell’altro.
Il bicchiere, insomma, sempre mezzo vuoto e paradossalmente una politica più propensa a specularne che a sforzarsi di riempirlo.
Certo, non è così per tutti, ma si tratta comunque di atteggiamenti diffusi, sintomatici dell’idea triste ed illusoria che ciò che conta alla fine è SOLO salvare noi stessi.
Andò così anche sul Titanic: la nave affondò, molti perirono, soprattutto tra coloro che stavano in terza classe. E chi si salvò fu perseguitato dagli incubi.
E’ allora troppo importante rimuovere le incrostazioni.
Privilegiare il merito e l’impegno, non le condizioni di partenza,la collocazione socialeereditata.
Non solo, lo ricordo spesso, per fondamentali ragioni di giustizia ma perchéla promozione dellepari opportunità consente di valorizzare le energie migliori E diventa COSI’ fattore di competitività.
L’equità, che tutti oggi reclamano, salvo poi declinarla in modo difforme, vuol dire soprattutto questo.
Ci dice dell’importanza dello stato sociale, non come assistenzialismo / panacea delle coscienze, ma come carburante ideale per IL futuro.
E per un presente che ci chiama a fare i conti con le diseguaglianze che aumentano, in Italia e anche a Pistoia.
Diseguaglianza uguale ingiustizia, ma anche deficit competitivo, humus per l’illegalità, per quella conflittualità aspra che ci circonda.
Possiamo davvero definire oggi l’Italia terra di pace, nonostante l’assenza dei nostri confini di guerre?
Sinceramente non credo: vedo troppa violenza, intolleranza, discriminazione, razzismo.
Siamo rimasti tutti scioccati dalla carneficina operata a Firenze, l’uccisione dei due cittadini senegalesi Samb Modou e Diop Mor ad opera di quel nostro cittadino, poi suicidatosi.
Ma possiamo davvero meravigliarci di episodi di questo tipo?
Possiamo davvero catalogarli come episodi di ordinaria follia o dobbiamo invece riflettere sulle radici politiche e sociali di crimini come questi?
Quando vediamo non solo i reietti, i disperati e gli ignoranti, farsi preda del fanatismo e dell’intolleranza.
Quando vediamo resuscitare i fantasmi di ideologie deliranti, superate e sconfitte dalla storia.
Quando sentiamo trasudare egoismo ed ignoranza, amalgama ideale per il totalitarismo e l’integralismo.
La popolazione pistoiese in questi anni si è accresciuta nei numeri e nei colori: siamo più di novantamila e quasi il 10% è composto di cittadini stranieri.
Stranieri ma pistoiesi, cittadini del mondo e di una città che vuole essere aperta.
Considero pistoiesi i soldati della Caserma Marini e mi è sembrato doveroso proclamare il lutto cittadino in occasione dell’uccisione in Afghanistan del caporale David Tobini e conferire il massimo riconoscimento della città ai due commilitoni feriti.
E così, allo stesso modo, sono orgoglioso dello sforzo corale che in questi anni abbiamo prodotto PER favorire l’inclusione sociale di chi è venuto a vivere a Pistoia, nel reclamarne i diritti civili, a partire dal voto e dal diritto di cittadinanza per i bambini nati in Italia.
Uno sforzo che presumo dovrà non solo proseguire ma intensificarsi, tenuto conto chela situazione ele prospettive economiche potranno da un lato accrescerela conflittualità sociale, dall’altro ridurre le risorse per l’iniziativa pubblica.
C’è anzi il rischio chela spesa pubblicavenga considerata un male in sé e che quindi non si distinguala spesa buonada quella cattiva, non si persegua soltanto l’obiettivo di una sua maggiore efficacia ed efficienza, della giusta eliminazione di sprechi e duplicazioni
Ma se ne ritenga virtuosala riduzione, quasi a prescindere dalle conseguenze e dai già accennati contraccolpi negativi sui principi di equità e sulla ripresa dello sviluppo.
Un rischio che occorrerà pertanto contrastare, non aggrappati alla conservazione dell’esistente ma attraverso politiche coraggiose e plurali e scegliendo senza esitazionila strada dell’innovazione di cui, come detto, questo edifico vuole essere simbolo ed occasione.
L’attenzione al passato non come ancora ma come strumento di crescita consapevole.
E’ stata in fondo questala cifradell’impegno accanito di questi anni a servizio della città, senza arretrare sugli obiettivi di fondo anche quando ciò diventava terreno di scontro.
Nonla politicadell’opportunismo ma quella della concretezza.
Nonla politicachespartisce ma quella che governa, che lo fa fino in fondo.
Nell’anno che viene ci saranno altre importanti novità.
Sarà concluso il nuovo ospedale, il quartiere S.Giorgio sostituirà le vecchie Breda, con questo edificio, le nuove sedi di Prefettura, Questura e Polizia Stradale, il grande albergo – centro congressi, il parcheggio in struttura.
Portanuova diventerà così l’accesso principale al quartiere e collegherà direttamente la città attraverso via Pacinotti.
Il centro storico svilupperàla sua riqualificazioneconla galleria nazionale, gli interventi al palazzo Fabroni, la riapertura dell’albergo popolare,la ripavimentazione dellesue strade.
La viabilità migliorerà conla conclusione deilavori al Fagiolo, sulla tangenziale sud e in porta S.Marco.
Avanzerà ancora il contratto di quartiere delle Fornaci, conla nuova piazza, gli alloggi e i servizi, l’avvio dei lavori per il completamento del polo scolastico.
Si conclude un ciclo che ha vistola città trasformarsi, sotto tanti punti di vista ma in particolare accrescendola sua dotazionefunzionale e acquistando un’immagine più forte in Toscana, attraendo sempre più visitatori e turisti.
Una città, insomma, che ha abbassato il ponte levatoio.
Mi auguro che questo percorso sia sviluppato e difeso dagli slogan facili ed abusati che sempre più spesso caratterizzano le campagne preelettorali.
Mi auguro meno spot e più sostanza.
Meno massimalismo e più concretezza, coerenza tra ciò che oggi si dice e domani si potrà fare davvero.
Lo auguro a tutti voi e in particolare a chi nel corso dell’anno mi subentrerà nel ruolo di Sindaco, cui dedico l’augurio speciale di poter contare su una città sempre più accogliente ed aperta.
Una città che sia finalmente capace di emanciparsi dalla sua radicata zavorra di divisioni e fazioni, che recuperi invecela memoria deipropri valori fondanti, di democrazia e di partecipazione, per attualizzarli e proiettarli nel presente.
Una città che non sia perciò gelosa custode di un’identità immobile, mummificata, ma invece propensa alla sua costruzione continua, attingendo al giacimento prezioso delle diversità.
E’ su queste basi che, anche a nome della Giunta e del Presidente del Consiglio Comunale, vi auguro un buon Natale ed un sereno 2012.
Come avete capito non il white christmas dei visi pallidi, infelicemente proposto in altre città d’italia, ma un Natale bello proprio perché multicolore, arricchito dei contributi delle culture e delle storie delle persone che hanno scelto Pistoia come luogo di libertà, di dignità e di speranza.
Per abitarvi o lavorarvi, perla qualità delsuo ambiente e della sua vita di relazione, perla sua bellezza, perla sua ricchezzae generosità sociale. Per la sua capacità di recuperare fiducia anche nei frangenti più critici.
Un patrimonio del quale, credetemi, dovremmo essere tutti quanti più orgogliosi.
Buon Natale. Buon 2012.
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